martedì 27 marzo 2007

Quel grande patrimonio chiamato donna

Parlare nel terzo millennio della parità fra donne e uomini potrebbe sembrare anacronistico, purtroppo ancora oggi le nostre imprese si colorano di rosa sbiadito. Possiamo distinguere il contributo che le donne offrono al mondo produttivo su due livelli ugualmente significativi. Sul fronte della partecipazione delle donne al mercato del lavoro, malgrado ci sia la diffusa convinzione che negli ultimi trent'anni siano stati fatti notevoli passi avanti, l'Istat ha stimato un ritardo attorno al 20-25%. Inoltre, esiste un ampio differenziale salariale tra uomini e donne (circa 125 euro in meno per le diplomate e oltre 200 euro per le laureate) non giustificato dai brillanti successi registrati dalle donne sia nello studio che nella fruizione culturale. La presenza femminile risulta bassa anche nelle poltrone dei Cda delle società di capitali. Secondo i dati 2005 forniti da Cerved Business Information sulle imprese in cui la proprietà è detenuta da donne o la governance è femminile, il peso delle imprese rosa sul totale dell'Emilia-Romagna è fermo al 22,6%. Le regioni in cui le imprese femminili hanno una percentuale più elevata rispetto alla media Italia sono la Basilicata (31,7%) e il Molise (33,8%) dove è molto alta la presenza di titolari donna.
Senza discutere sulla valenza politica dei suggerimenti contenuti nell'Agenda di Lisbona, è opportuno riflettere sui vantaggi economici dall'avere più donne attive nel lavoro e con ruoli di primo piano. L'investimento femminile in formazione è cresciuto negli anni più di quello maschile e la formazione è una delle leve più importanti per la crescita interna dell'impresa. La percentuale di ragazze che ottengono il diploma superiore è del 77% contro il 67% dei diciannovenni diplomati, la percentuale di quelle che raggiungono una laurea è del 23% a fronte del 17% di laureati di sesso maschile. Anche l'investimento in attività culturali è aumentato di più nel mondo femminile e la cultura rappresenta un catalizzatore di creatività per l'impresa, oltre che uno strumento di crescita individuale, una risorsa strategica per costruire capitale umano, fatto di informazioni e conoscenze, e capitale sociale, basato su relazioni, fiducia e credibilità. Le ragazze da 15 a 19 anni vanno più dei loro coetanei al cinema (87,9% contro 82%), a teatro (30,1% contro 19,3%), a musei e mostre (48,5% contro 35,5%), a concerti di musica non classica (43,8% contro 41,1%). In pochi anni annulleranno lo svantaggio tecnologico rispetto ai loro coetanei. Il ritmo di crescita dell'utilizzo di computer e Internet è stato molto forte tra le ragazze di 18-19 anni, che sono passate dal 56,1% del 2000 al 75,3% del 2003 a fronte di un aumento nei coetanei maschi dal 59,4 al 72,8. Un ultimo vantaggio a favore della presenza femminile riguarda l'affidabilità. Il microcredito ha dimostrato che la probabilità di restituzione del prestito da parte delle donne è più elevata che per gli uomini tanto da giustificare la concessione dei prestiti solo alle donne da parte della Grameen Bank, fondata da Yunus. Uno dei tratti che differenzia maschi e femmine è la spregiudicatezza: le donne mettono meglio a fuoco l'architettura della complessità, anche nelle imprese, ed è meno probabile che facciano scelte così rischiose da pregiudicare la possibilità di ripagare qualsiasi fonte di finanziamento.
Riconoscere queste ragioni economiche vuol dire capire perché le imprese che si coloreranno di rosa funzioneranno meglio.

3 commenti:

Anonimo ha detto...

Ci dev'essere un motivo per il quale in tutta Italia c'è un detto che recita così: "El tira più un pel de pOTa, che zent cavai che trOTa!" e che non sto a tradurre perchè si capisce benissimo.
Le DONNE sono affascinanti, intriganti per noi maschetti: hanno una marcia in più quando vogliono raggiungere un obbiettivo, ragionano con una logica diversa dalla nostra che le porta ad essere più mature forse perchè loro diventano mamme!
Ma ad accorgersi di questo ci sono anche le grandi aziende che sanno il ruolo decisionale che ha una donna sia in ambito di coppia che di single: tutte le auto di media e piccola cilindrata (le più vendute) sono studiate appositamente per loro, gli accessori al suo interno, i materiali perchè sono loro che decidono che macchina comprare. Stessa cosa per i vestiti, le stoffe, i colori oppure i cellulari hanno ormai linee che devono prima piacere a loro, film pensati per attrarre i loro gusti!
Come ultimo esempio potrei portare le discoteche...ormai per entrare gli uomini devono farsi un mutuo e i proprietari delle discoteche lo devono sapere bene visto che le fanno entrare gratis per attirare sempre più soldi nelle loro casse.
Le DONNE hanno qualcosa in più che sicuramente le porta a gestire meglio la maggior parte delle situazioni: forse perchè quando vogliono una cosa lottano fino alla fine per averla...a noi sono rimaste ben poche cose: i camion, il calcio (quello vero, no vallettopoli), la play-station o giochi in generale e la cucina...quella vera!!!!!

Anonimo ha detto...

Che la presenza del gentil sesso migliori e renda più armonioso e quindi più produttivo l'ambito lavorativo mi sembra un fatto più che assodato. Però, a mio personalissimo modo di vedere, la ricerca delle cause della minore presenza femminile in ambito aziendale e ancor più nelle alte sfere decisionali mi conduce a due principali conclusioni per di più antitetiche fra loro. La conclusione più immediata a cui sono giunto, ma forse un po paradossale, è che in tutte le aziende si registri la presenza di lobby machiste, dure e pure, fedeli al maschilismo assoluto la cui prerogativa principale consiste nel sbarrare le porte del mondo lavortivo al "sesso debole". In alternativa ritengo che la scarsa presenza femminile sia il risultato del normale processo di selezione meritocratica presente in ambito aziendale-almeno nel settore privato- legato anche ad alcune
considerazioni di carattere socio-comportamentale.
Assodato il principio secondo il quale la possibilità di accesso al mondo del lavoro debba essere paritaria e scevra da limitazioni di carattere sessuale oltrechè etniche, religiose, sociali e via dicendo, ritengo che la posa di paletti atti a creare corsie preferenziali per l'accesso al mondo del lavoro sia controproducente per le aziende ed anche in controtendenza col principio sopra elencato. Se è pur vero che dalle statistiche si evince che le donne abbiano raggiunto un grado culturale
maggiore rispetto agl'uomini, bisogna poi andare a vedere le effettive capacità nello sfruttare tutto quel bagaglio di strumenti e nozioni di cui ci si corazza nel periodo formativo.Meritocrazia per me non è sinonimo di fredda valutazione di titoli o di simposii nozionistici. Potrebbe esserlo se nell'ambito formativo vi fosse un'oggettiva correlazione lineare tra il valore di un individuo e i risultati attribuitigli in sede di valutazione, cosa che ahimè è lungi dal verificarsi!!!
Passando alle considerazioni di carattere socio-comportamentale mi preme ricordare che i maggiori risultati aziendali derivino spesso più dall'operato di team, sovente anche molto numerosi, piuttosto che dall'operato del singolo. Mi duole
constatarlo ma le donne hanno sempre dimostrato una scarsa attitudine nel lavorare in squadra. Molti studi di sociologia comportamentale, avvallati per altro dalla mia personale esperienza, mettono in luce il fatto che spesso i rapporti
donna-donna, contrariamente a quelli donna-uomo, tendano ad andare in crisi con una certa facilità portando ad un inevitabile
degrado delle capacità della squadra nel raggiungere l'obbiettivo. Si sa, la zizzania fra le donne trova terreno fertile!!!!!
Dunque non me ne vogliano le donne, queste conclusioni non le ho postate per giustificare ed avvallare la scarsa colorazione
rosa delle nostre aziende, ma piùtosto vogliono essere un accorato consiglio rivolto alle stesse, che tanto amo e tanto
stimo, e dir loro che la strada per la loro totale emancipazione passa attraverso l'esaltazione della loro femminilità, e
delle formidabili qualità in essa racchiuse, e non far prori gli atteggiamenti di noi maschietti come spesso oggi avviene.

Anonimo ha detto...

Si le donne sono anche moralente migliori e meno tendenti al crimine come dimostra uno studio sul sesso delle persone recluse,ciò le rende più affidabili e questo conta molto in termini di lavoro ma fino a quando il capo dello stato e il papa saranno uomini lo stato delle cose rimarrà quello e a poco serviranno proposte di legge come quella dei seggi rosa o articoli come questi che,anche personalmente detto, ci gratificano molto ma non cambiano le statistiche ne le %ali.Non dimentichiamoci che una donna costa più complessivamente ad un impesa vista la maternià che le permette un'assenza dal lavoro di ca.5 mesi,retribuita,ma per il "capo"improduttiva.eleonora