martedì 13 marzo 2007

Come ripensare la logistica

La cultura della logistica nelle piccole e medie imprese assume ancora connotati di base non adeguati all'opportunità che essa diventi in brevissimo tempo una delle driving forces dello sviluppo dell'attività economica e della coesione territoriale. Il basso livello di terziarizzazione delle funzioni logistiche e la tendenza di ricercare operatori di trasporto stradali o corrieri locali non in grado di fornire soluzioni logistiche evolute sono solo due esempi di una domanda e un'offerta logistica di tipo estremamente frammentata.
Due dati diffusi dalla Commissione Europea testimoniano quanto sia cruciale il ruolo della logistica all'interno delle imprese: il 12% dei costi totali di un'impresa sono imputati alla funzione logistica interna e il 41% dei costi logistici sono sostenuti per il trasporto merci piuttosto che il magazzinaggio, l'approvvigionamento o i servizi ai clienti. Un numero crescente di imprese comprendono le potenzialità della logistica in termini di investimento e riduzione di costo, ma sono ancora pochissime quelle che attribuiscono alla logistica e al trasporto merci un reale valore strategico per competere nel settore industriale del nuovo secolo.
Per recuperare il gap che ci separa dal modello di logistica che si va ovunque affermando e per adattarlo alle peculiarità del nostro sistema produttivo sono necessarie tre azioni.
La prima riguarda il passaggio della logistica da mera funzione aziendale a funzione territoriale in cui gli specialisti della gestione dei flussi in entrata e in uscita dall’impresa saranno affiancati dagli esperti di pianificazione pubblica della logistica e del trasporto merci. In questo senso si parla di filiera produttivo-distributivo-istituzionale-territoriale estesa poiché si amplia il concetto tradizionale della logistica dalle tematiche legate all'ottimizzazione della gestione interna ed esterna dell'impresa in relazioni a clienti e fornitori agli aspetti decisionali in materia di infrastrutture, network fisici e telematici allo scopo di creare sistemi economico-territoriali ad elevate prestazioni in grado di incoraggiare l'insediamento delle aziende e favorire lo sviluppo dell'economia regionale.
La seconda azione da intraprendere è di introdurre le tecnologie intelligenti dell'informazione e della comunicazione in grado di contribuire ad evitare ritardi nella catena logistica. Una di queste potrebbe essere l'identificazione automatica tramite frequenza radio attraverso un microchip che contiene un numero univoco universale scritto nel silicio e un'antenna che permette di ricevere e di trasmettere radiofrequenza. Questo tipo di tecnologia però presenta ancora problemi sull'interoperabilità e sulla privacy .
Ed infine l'ultima azione volge lo sguardo alla sostenibilità degli approcci logistici da ripensare perché l'inquinamento dell'aria dovuto allo spostamento delle merci è uno degli effetti più invasivi della società contemporanea. Le autostrade del mare sono una testimonianza che una logistica sostenibile non è solo indispensabile, ma può diventare economicamente vantaggiosa.
Il Premio Nobel 1998 per l'Economia Amartya Sen ha recentemente affermato che «nonostante il notevole impatto ambientale la logistica non è solo necessaria per lo sviluppo, bensì inevitabile. Prenderne atto può limitarne gli aspetti negativi e farne lo strumento per promuovere e stimolare la libertà degli uomini». Ecco perché, a maggior ragione, la logistica non deve diventare presidio assoluto delle imprese.

5 commenti:

Anonimo ha detto...

Un'ottima analisi delle PMI italiane! Davvero!
Vorrei però sottolineare alcuni aspetti: l'Italia vanta un settore, per quanto riguarda le piccole e medie imprese, che è prettamente artigianale.
Quello che manca è proprio il "pensiero", la forma mentis (passami il termine) per operare in tal senso: si è ancora troppo ancorati all'idea della produzione e vendita in loco. E fare il "salto" verso un ampliamento del mercato viene equiparato ad un salto nel buio, come qualcosa da evitare se non estremamente necessario.
Una situazione questa che certo non aiuta lo sviluppo e non fa tendere le aziende verso un modello di produzione più adatto ai tempi e soprattutto più adatto alla sempre crescente concorrenza dei mercati orientali (Cina in primis).
Il gap verrà recuperato quando ci si convincerà che la logistica è parte integrante del processo produttivo! Soprattutto su un territorio come quello italiano che per sua conformazione certo non aiuta lo scambio rapido delle merci...

Anonimo ha detto...

logistica L'analisi fatta riguardo la situazione della funzione logistica in Italia è corretta e tocca quelli che sono gli aspetti cruciali:
-i costi della funzione logistica;
-la "terziarizzazione";
-l'integrazione;
-le modalità di trasporto.
Per quanto riguada il primo aspetto, la forte incidenza dei costi legati alla logistica sui costi totali sostenuti dalle imprese, dovrebbe stimolare queste ultime alla ricerca di soluzioni innovative che permettano di affronare le sfide della crescente globalizzazione dei mercati.La terziarizzazione o "outsourcing" logistico è una soluzione che può permettere alle imprese una serie di vantaggi, ma a tutt'oggi sono ancora poche le aziende,soprattutto quelle medio-piccole, che vi ricorrono.Quello che i piccoli e medi imprenditori devono capire è che l'attività di semplice trasporto dei prodotti e dei materiali non è più sufficiente, che ci sono nuove e complesse esigenze logistiche che richiedono integrazione (buona l'idea dei sistemi a infrarossi) e qualità.Sarebbe quindi auspicabile la nascita di un "consorzio" logistico(non so se questo è il termine esatto) cui demandare le attività di logistica non di una ma di più aziende di uno stesso bacino territoriale.Ciò permetterebbe una razionalizzazione delle attività anche a livello di impatto ambientale.Su quest'ultimo aspetto vorrei aggiungere che lo Stato si dovrebbe impegnare a fare quegli investimenti in infrastrutture che sono necessarie per le attività logistiche in modo da colmare il gap nei confronti degli altri paesi.Le autostrade del mare sono soluzioni dalle grandi potenzialità,soprattutto da noi,ma la carenza di infrastrutture ferroviarie nei porti che colleghino i terminal con l'entroterra impedisce il pieno sfruttamento di tali soluzioni. Comprendo tuttavia che il territorio italiano è un po' particolare per conformazione e questo certo non aiuta,ma confido nella volontà degli addetti ai lavori a migliorare la situazione,anche perchè logistica più efficiente=costi minori per le aziende e benefici per noi consumatori.

Anonimo ha detto...

Secondo me non bisogna meravigliarsi più di tanto se in un paese come l'Italia non si colgano la rilevanza strategica nonchè le potenzialità di sviluppo che un'adeguata funzione logistica veicola.Noi viviamo in un paese orfano di lungimiranza e politiche di "grande respiro" ,basti pensare che solo da un anno o due a questa parte vi è un certo sentimento, una discreta presa di coscienza riguardo al cruciale tema energetico e quindi sulla non più procrastinabile necessità di disporre di un adeguata pianificazione in questo settore.Ora il tema della logististica integrata insieme e parimenti a quello energetico, della ricerca e via dicendo dovrebbe costituire uno dei punti cardine delle politiche di sviluppo su cui perneare l'intero sistema paese.Quindi più che puntare il dito sulla fisiologia del nostro tessuto imprenditoriale, il quale comunque potrebbe e dovrebbe sostenere un'importante azione catalizzatrice sull'indirizzamento delle varie politiche, penso che il vulnus maggiore risieda nella mancanza di volontà o forse ancor di più nell'incapacità della nostra classe dirigente sia a livello locale che nazionale di gurdare oltre il prorio orticello.Queste considerazioni le posto con mio grande rammarico poichè a mio parere non si ha la completa percezione riguardo al notevole impatto,senza dubbio positivo,che si avrebbe sul nostro sistema socio-ecomico in seguito ad un'adeguata pianificazione della funzione logistica del territorio.In primis lo sviluppo della logistica potrebbe costituire uno degli ingredienti,forse il principe, di quella ricetta che più di un politico-alchimista ha affermato di conoscerne la composizione ma che mai l'ha messa in opera.La ricetta di cui parlo, non è quella della coca-cola, ma è il biglietto per l'affrancatura del mezzogiorno dalla sua endemica condizione di arretratezza.Soltanto con un'adeguato sistema logistico che colleghi il mezzoggiorno al resto del paese si concorrerà a creare le condizioni necessarie per fare impresa ed investire al sud.In secondo luogo, oltre a questo importante risvolto interno al paese, la costruzione di questa filiera produttivo-distributivo-istituzionale
-territoriale oltre a mettere su un maggior livello di competività le nostre imprese sui mercati esteri dovrebbe puntare a far dell'Italia la piattaforma inter-modale del continente europeo intero.Per la sua caratteristica posizione geografica lo stivale si presta ad essere un grande convogliatore di traffici da e per l'europa verso il bacino meditarraneo e il resto del mondo. Le condizioni necessarie vi sono tutte: abbiamo oltre 2000 kilometri di coste, abbiamo i porti, gli aeroporti e una rete ferroviaria sviluppata.A volerla fare breve quello di cui necessitiamo è solo di un bravo sistemista che abbia le capacità di mettere tutto insieme.Concludendo penso che la logista sia per l'Italia una fattiva opportunità di rilancio che non deve farsi sfuggire sempre che voglia assecondare le sue aspirazioni di continuare a far parte del "club degli 8 grandi".

Anonimo ha detto...

"professore"
condivido molto di quanto scritto : peccato che la nostra classe dirigente ( sia politica che imprenditoriale)sia provinciale, autoreferenziale e priva di visione strategica e di conseguenza in 30 anni non sia riuscita a conseguire dei risultati degni di nota nel settore della logistica

saluti

Anonimo ha detto...

Quando leggo la parola logistica mi vengono in mente "ordine" e "logica": fare ordine con logica...ma molte volte questo non è sempre possibile! Avete tirato in ballo le piccole imprese italiane o artigianali che preferiscono pagare molto salatamente di più un corriere espresso per la merce di cui hanno bisogno piuttosto che farsi o gestirsi un magazzino, le medie aziende prefericono avere un proprio autocarro stipendiando un autista per portare la merce ai clienti e approvigionare le materie prime, le più grandi invece se le fanno portare o fanno convenzioni con ditte di trasporto. Per me questa è l'Italia...poco sviluppata sul fronte viabilità per cause anche morfologiche...alpi ed appennini ci costringono ad attraversare il territorio o per Firenze o per l'adriatica...le ore di viaggio per spostarsi da una città all'altra sono tante rispetto ad esempio ad una Germania che viene tagliata da almeno 7 grandi autostrade sia longitudinalmente che trasversalmente. Le piccole aziende non se la sentono di sviluppare la logistica...altre spese inutili che tolgono linfa ad esempio alla ricerca e sviluppo ma soprattutto ad un utile sempre poco positivo...le medie hanno trovato un punto di equilibrio che gli permette di guadagnarsi qualcosa offrendo anche un servizio al cliente...mentre le grandi hanno interessi politici ed intrinsechi troppo grandi ormai da sradicare.
Mi dispiace ma l'Italia è fatta così e la vedo molto dura!